Altri Sport
06 Maggio 2024

Tadej Pogacar nel nome di Marco Pantani

Il tutto, però, in un Giro d'Italia ormai svuotato.

Nonostante siano passati vent’anni dalla morte di Marco Pantani, ad ogni edizione del Giro d’Italia (e non solo) migliaia di appassionati non perdono occasione per tenere ben vivo il suo ricordo. Bandiere con gigantografie del pirata, aneddoti, ricordi si snodano infatti lungo tutte le salite che accompagnano i corridori nella storica corsa. Ecco perché non vogliamo vedere quello che è successo ieri, nella seconda tappa, solo come una coincidenza.

Nel 1999, davanti alla Madonna Nera del Santuario di Oropa, Pantani realizzò una delle sue maggiori imprese che lo hanno poi consacrato a eroe indimenticabile, recuperando ben 49 corridori dopo un salto di catena e arrivando all’arrivo in solitaria. A distanza di ben 25 anni, la storia si è ripetuta, come un passaggio di consegne; come se Marco, dall’alto, avesse scelto di “battezzare” una delle stelle più talentuose del ciclismo moderno, Tadej Pogacar.

Dopo una seconda tappa abbastanza anonima, se non per il gran lavoro di Majka, lo sloveno decide di attaccare a 11 km dall’arrivo, nel punto in cui la pendenza raggiunge l’11%: un dato spaventoso per chiunque, ma non per lui – e per Marco. Una mossa che gli consente di guadagnare quasi un minuto sul vincitore della prima tappa, Narvaez, eppure la sfortuna è dietro l’angolo, precisamente nel passaggio di Biella, dove Tadej buca.

Chi per un salto della catena, chi per una foratura, entrambi si sono ritrovati con le spalle al muro nello stesso punto.

In attesa dell’ammiraglia Pogacar continua eroicamente a pedalare, ma alla prima curva pericolosa cade e per poco non viene investito. Appena rialzatosi, in un primo momento Tadej inveisce contro l’ammiraglia UAE – che forse, guardando meglio il replay, lo avrebbe leggermente toccato sulla ruota posteriore, causando la caduta; poi rimette in piedi la sua bici, e riparte all’attacco. Se si fosse anche tolto una bandana dalla testa, in molti lo avrebbero scambiato per un altro corridore, perché a 4 km dal traguardo il baby fenomeno ha già staccato tutti, andandosi a vestire di rosa (per la prima volta) già alla seconda tappa.



Il miglior omaggio possibile per il pirata, nel luogo “più pirata” possibile, che ci lascia però con una domanda: abbiamo visto soltanto due tappe di questo Giro d’Italia 2024, eppure la sensazione che il Giro non abbia più nulla da dire è davvero tangibile. Mai come quest’anno, infatti, la vittoria finale era apparsa così scontata per via di un roster davvero privo di stelle (su tutti, assenti Vingegaard, Evenepoel e il campione in carica Primoz Roglic) e di un percorso che alcuni considerano “costruito su misura”. Per chi? Per l’unica stella della corsa, Tadej Pogacar, che con il suo talento si è già preso la scena. E molto probabilmente, dovrà soltanto pedalare in tranquillità fino all’ultimo kilometro.

Già da qualche anno avevamo d’altronde evidenziato il declino della Corsa Rosa, che le nuove logiche del ciclismo e e il passare del tempo avevano trasformato in un cimelio antico e fascinoso, vittima illustre della spietata (e impari) dicotomia con il Tour de France. Le ultime edizioni non hanno certo migliorato la situazione, ma non per questo possiamo, né dobbiamo, evitare di emozionarci quando la storia lo richiede. Come ieri, quando una nuova stella ne ha ricordato, e così tremendamente, una vecchia. Una stella che tutt’ora, malgrado il passare degli anni, resta nei cuori e nelle menti di tantissimi appassionati, così come nella leggenda di un ciclismo italiano che pare non esserci più.

Gruppo MAGOG

Matteo Paniccia

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